Se, invece di fermarsi ai libri di scuola “ufficiali”, ci si mette alla ricerca di altri testi, magari originali dell’epoca,   ci si rende  conto in fretta di quali fossero i reali sentimenti della nostra gente nei confronti della Heimat, della Patria e dell’Impero.   Mentre la storiografia ufficiale italiana parla di  “speranzosa attesa della liberazione” e di “redenzione dal gioco austriaco”, la realtà dei fatti era molto, mamolto  diversa.

Nel libro  “Gli Spostati”  troviamo molte testimonianze reali, raccolte fra quelle donne, quei vecchi e quei bambini che, dopo l’occupazione italiana, furono rinchiusi in centri per deportati.  Il brano che segue ne è un esempio eclatante.

Dalla segnalazione del Prefetto di Lodi alla fine del 1917 riguardo agli internati della Valsugana e del Tesino:

“Per quanto di nazionalità italiana, si sentono sempre attaccati al Governo austriaco; per quanto in mezzo a popolazione completamente italiana di fatto e di sentimento e da cui ricevono vitto e ricovero, essi sono incapaci di nascondere la loro simpatia per l’Austria, di cui fanno, direttamente ed indirettamente, gli elogi, decantandone pubblicamente le leggi, ordinamenti, sistemi; infondendo così indirettamente e lentamente nella massa incolta e di fede politica vacillante, una specie quasi di convinzione della superiorità dei nostri nemici su di noi, il che non può a meno di deprimere lo spirito pubblico.”


Gentilmente concesso da Massimo Pasqualini

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