2021_10_07 Milite Ignoto

A coloro che interesse conoscere la nascita del culto del Milite Ignoto riporto quanto scritto da Giorgio Giannini nel suo libro “l’inutile strage” edito da “LuoghInteriori”. Libro che vinse il premio letterario “città di Castello”, I° classificato per la sezione saggistica XI edizione 2017.

Da questa lettura, tutte le persone di buona volontà, capiranno che nelle zone una volta appartenenti al vecchio impero austro-ungarico non ha senso la concessione della cittadinanza onoraria al milite ignoto in occasione del centesimo anniversario dalla sua deposizione.

Per quanto sotto esposto sosteniamo quanto detto da Alberto Pedrotti nel suo post su Facebook.

Il monumento al Milite Ignoto

Nel dopoguerra, quando si avviò la sistemazione delle centinaia di cimiteri di guerra realizzati in fretta vicino al fronte, si scoprì che gran parte dei caduti erano sepolti in tombe senza nome, soprattutto perché le salme non avevano la piastrina di riconoscimento, che era andata distrutta o smarrita durante gli scontri oppure era diventata illeggibile.

Il fatto che moltissimi caduti non avessero un nome sulla tomba era considerato un peso psicologico insopportabile per i familiari e i parenti, che pertanto non avevano un luogo fisico dove potevano recarsi per pregare.

Così, i Paesi belligeranti inventarono il 'culto del Milite lgnoto', che era un soldato morto in guerra, di cui non si conosceva il nome, che rappresentava simbolicamente tutti i caduti non identificati e sepolti in forma anonima.

La Francia fu il primo Paese a creare un monumento nazionale per il culto del soldato ignoto. Nel maggio 1920, in ciascuna delle nove regioni militari in cui era diviso il Paese, fu riesumata la salma di un soldato senza nome; i nove cadaveri furono portati nella cripta della fortezza di Verdun la località nella quale erano state combattute le più cruente battaglie del fronte occidentale. Un sergente, che era stato ferito in guerra, scelse il feretro di un soldato sconosciuto morto nella battaglia della Somme del luglio 1916, nella quale perirono centinaia di migliaia di militari. La salma fu portata, solennemente, a Parigi, dove fu sepolta sotto l'Arc de Triomphe, costruito da Napoleone per onorare i suoi soldati morti in battaglia.

Nello stesso anno il governo inglese decise di riesumare alcune salme di soldati ignoti dai vari cimiteri di guerra, con una procedura simile a quella francese: un alto ufficiale scelse una salma, che fu sepolta nell'abbazia di Westminster.

Negli anni seguenti, in tutti gli Stati belligeranti, sia in quelli vincitori che in quelli sconfitti, fu creato il culto del Milite Ignoto.

In Italia, la proposta di realizzare un monumento al Milite Ignoto. Per onorare i militari non identificati, fu avanzata al presidente del consiglio nel marzo 1920 dal colonnello Giulio Douhet, già ufficiale dello Stato Maggiore, che era stato allontanato da Cadorna perché ne aveva criticato la gestione della conduzione della guerra.

Nel luglio 1920 Douhet illustrò la proposta durante una riunione del consiglio direttivo dell'Associazione reduci 'Giuseppe Garibaldi'; il 24 agosto 1920 poi espose l'idea in un articolo pubblicato su «il Dovere», organo dell’Unione nazionale ufficiali e soldati, scrivendo:

Il Soldato italiano, gettato nudo ed inerme contro il cemento armato e il filo di acciaio, a far da facile bersaglio alle armi nemiche, ha vinto la guerra […]

Perciò, al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare, neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba, alla stessa altezza dei Re e del Genio.

La sua proposta fu ben accolta, anche perché si pensava potesse unire e pacificare il Paese, lacerato dalle aspre polemiche sia prebelliche, tra interventisti e neutralisti, sia postbelliche, in seguito alla polemica sulla 'vittoria mutilata', per la mancata acquisizione di tutti i territori previsti dal Patto di Londra del 26 aprile 1915.

La proposta di Douhet di utilizzare il Pantheon di Roma come tempio dedicato al Milite Ignoto non fu accolta in quanto era il Sacrario nazionale dei re d'Italia. Vi erano infatti sepolti Vittorio Emanuele II e il figlio Umberto I, ucciso a Monza nel 1900 dall'anarchico Gaetano Bresci. Inoltre, in passato, non era stata accolta la proposta di seppellirvi Giuseppe Garibaldi, uno dei grandi artefici dell'unificazione nazionale.

Si scelse, quindi, come luogo per il monumento al Milite Ignoto il Vittoriano, a piazza Venezia a Roma, dedicato alla memoria di Vittorio Emanuele II. il primo re d'Italia, inaugurato il 4 giugno 1911, dopo oltre venticinque anni di lavori, nel cinquantennale del Regno d'Italia, proclamato dal parlamento a Torino il 17 marzo 1861.

Il luogo fu scelto anche perché la vicina e grande piazza Venezia poteva essere utilizzata per grandi manifestazioni popolari, come in effetti fece il regime fascista. 

4 agosto 1921, la Camera dei Deputati approvò la legge per il a costruzione di una tomba per la salma di un soldato ignoto, per esaltare la memoria dei caduti sepolti senza nome nella Grande Guerra, creando così  anche nel nostro Paese il culto del Milite Ignoto.

La scelta della salma avvenne con una procedura simile a quella fatta in altri Paesi. Si decise che le salme dei soldati sconosciuti dovevano essere undici perché ognuno degli undici Corpi militari che avevano partecipato al conflitto (alpini, artiglieria, aviazione, bersaglieri, carabinieri. Cavalleria, fanteria, genio, guardia di finanza, marina, truppe meccanizzate) avesse la possibilità che uno dei suoi componenti fosse tra i prescelti per l'individuazione finale.

Fu istituita una commissione parlamentare, composta anche da alti ufficiali delle Forze Armate, che ebbe il compito di recarsi in undici zone del fronte, dove si era combattuto in modo più cruento (Castagnevizza, Gorizia, Isonzo, monte Piana, monte Grappa, Montello, Piave, Rovereto, San Michele, Tai di Cadore, Tofane) per riesumare le salme di undici soldati senza nome da altrettanti cimiteri di guerra, tra le quali sarebbe stata scelta la salma del Milite Ignoto da tumulare a Roma, nel Vittoriano.

La commissione visitò anche i luoghi in cui avevano combattuto i fanti della marina ed erano caduti i nostri aerei, per cercare di recuperare la salma di un marinaio e di un aviatore; quindi concluse i suoi lavori nel settembre 1921.

Il 25 ottobre 1921, le undici salme recuperate dalle undici zone di guerra furono portate singolarmente nella cattedrale di Gorizia, da dove furono trasferite solennemente, ognuna montata su un autocarro, nel duomo di Aquileia. Lungo il percorso, si era accalcata una folla immensa.

28 ottobre, nel duomo di Aquileia si procedette alla scelta della salma del Milite Ignoto tra quelle degli undici caduti senza nome, che fu fatta dalla signora Maria Bergamas, di Gradisca d'Isonzo (Trieste), mamma di Antonio un soldato che aveva disertato dall'esercito austriaco per andare a combattere con i soldati italiani e che era disperso in guerra.

La scelta avvenne in circostanze drammatiche: la signora Bergamas passò davanti alle undici bare, allineate sul pavimento del duomo di Aquileia senza fare alcun gesto. Passò quindi una seconda volta e, quando giunse davanti alla decima bara, fu colta da un malore e si accasciò sopra di essa gridando il nome del figlio Antonio. Questo gesto fu interpretato come il segno del riconoscimento del figlio disperso. 

Il 2 novembre, giorno dedicato alla memoria dei defunti, il feretro fu messo su un affusto di cannone e fu trasferito, con una scorta d'onore formata da militari decorati al valore e da mutilati, alla stazione di Aquileia, dove fu posta su un vagone scoperto, appositamente allestito, di un treno speciale diretto a Roma lungo la linea Venezia-Bologna-Firenze.

Il treno percorse lentamente il tragitto fino a Roma, perché lungo i binari e in ogni stazione c'era una moltitudine di gente accorsa per rendergli omaggio, perché quel feretro era il simbolo per ricordare le decine di migliaia di soldati in ogni dispersi in guerra, alla cui tomba nessun familiare poteva rendere omaggio.

La mattina del 3 novembre, il feretro del Milite Ignoto giunse alla stazione Termini di Roma e fu solennemente portato nella basilica di Santa Maria egli Angeli, in piazza della Repubblica, vicino alla stazione, dove rimase esposto tutto il giorno nella camera ardente appositamente allestita, alla quale resero omaggio una moltitudine di persone.

ll giorno dopo, 4 novembre, terzo anniversario della vittoria nella Grande Guerra, il feretro fu portato, con un imponente corteo lungo via Nazionale, sorretto a spalla da diciotto soldati decorati con la Medaglia d'oro al valore militare, fino a piazza Venezia, dove fu tumulato nel sacello realizzato nel Vittoriano, che divenne così l'Altare della Patria, alla presenza del re Vittorio Emanuele III e delle più alte autorità civili e militari dello Stato, delle rappresentanze di tutti i reparti militari, delle associazioni dei reduci e di un immensa folla, che riempì tutta piazza Venezia.

Il sacello, dove fu apposta la scritta «Ignoto Militi», fu illuminato da due fiaccole sempre accese. Davanti ad esso, da allora, monta ininterrottamente la Guardia d'Onore, rappresentata da due soldati armati che si alternano in rappresentanza dei vari Corpi militari.

Il re conferì al Milite Ignoto la Medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione:

Degno figlio d'una stirpe di prodi e di millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie, e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria.

I socialisti e i comunisti (da poco separatisi dai primi nel congresso di Livorno del 1921) non aderirono alle cerimonie ufficiali, per essere coerenti con la loro ferma opposizione alla guerra, ma resero comunque omaggio al Milite Ignoto, perché incarnava “la sofferenza e il dolore del popolo italiano”

Mussolini si appropriò subito del culto del Milite Ignoto, scrivendo sul quotidiano “Il Popolo d’Italia”, di cui era direttore:

“Dalla celebrazione del Milite Ignoto deve incominciare il nuovo periodo della nostra storia”.

Pochi giorni dopo, il 10 novembre 1921, a conclusione del Congresso di Roma, che trasformò il movimento dei Fasci italiani di combattimento nel partito nazionale fascista, i fascisti in corteo gli resero omaggio.

Il culto del Milite Ignoto

Il legame Grande Guerra-Rivoluzione fascista apparve molto chiaro nell'ampia Mostra della Rivoluzione fascista, inaugurata il 29 ottobre 1932 durante le manifestazioni per il decimo anniversario della Marcia su Roma, nel palazzo delle Esposizioni in via Nazionale a Roma. Le prime manifestazioni su quattro Sale furono dedicate alla Grande Guerra e le altre alla nascita all’affermazione del Fascismo, fino alla sala finale, denominata 'Sacrario dei martiri fascisti’. Un'altra sala fu dedicata al Milite Ignoto, circondato dai gagliardetti fascisti, di cui il regime aveva costruito il culto.

Il 4 novembre 1932, Mussolini, le più alte autorità dello Stato e le associazioni combattentistiche e fasciste resero gli onori al Milite Ignoto.

Il mausoleo fu utilizzato dal regime fascista anche in occasione di altri eventi particolari, come la Giornata della fede, il 18 dicembre 1935, nella quale furono donati alla patria gli anelli nuziali da parte di decine di migliaia di coppie, per resistere alle sanzioni internazionali decise il mese precedente dalla Società delle Nazioni, in seguito all'aggressione fascista all'Etiopia.

AI Milite Ignoto resero omaggio non solo le associazioni combattentistiche e fasciste, i Corpi militari, i gruppi sportivi, ma anche i Capi di Stato e di governo di altri Paesi e le delegazioni straniere in visita ufficiale in Italia, come fece Hitler il 4 maggio 1938.

II Vittoriano cambiò così la sua funzione originaria: da monumento dedicato alla memoria del re Vittorio Emanuele II, padre della patria, divenne il luogo simbolo del regime fascista.

Anche il Milite Ignoto cambiò la sua natura originaria: da monumento ai soldati morti nella Grande Guerra e sepolti senza nome, divenne il simbolo dei fascisti morti durante la Rivoluzione fascista

il legame del regime fascista con il Milite Ignoto era rafforzato anche dal fatto che a palazzo Venezia, nella omonima piazza, era ubicato l'ufficio di Mussolini, capo del governo e duce del Fascismo.

Piazza Venezia divenne la piazza fascista per eccellenza, il luogo prediletto dal duce per le adunate oceaniche di una folla festante, alla quale parlava dal famoso balcone di palazzo Venezia. Per esempio, enorme fu la folla convenuta per ascoltare la dichiarazione di guerra, il 10 giugno 1940.

Nel 1932, nel decimo anniversario della Marcia su Roma fu aperta, abbattendo edifici romani e medioevali, via dell'Impero (oggi via dei Fori Imperiali) che, attraversando i fori romani, univa piazza Venezia con il Colosseo. Questa fu la strada poi utilizzata per le grandi parate militari. Così si realizzò urbanisticamente il collegamento tra il primo impero, quello romano, e l'impero fascista, sorto dopo la conquista dell'Etiopia nel 1935.

Il 24 maggio 1935, nel ventennale dell'entrata dell'Italia nella Grande Guerra, fu inaugurato, al piano terra del Vittoriano, il sacrario delle bandiere, per conservare le bandiere dei reparti che avevano combattuto nel conflitto mondiale.


Nessuna contrarietà a ricordare persone morte per una guerra assurda, fra l'altro voluta da pochi, ma una netta contrarietà ad un uso strumentale di questa ricordo. 

Per quanto sopra esposto sosteniamo quanto detto da Alberto Pedrotti nel suo post.

POST DI ALBERTO PEDROTTI

Cento anni fa il Parlamento italiano approvava la legge n. 1075 concernente «la sepoltura in Roma, sull’Altare della Patria, della salma di un soldato ignoto caduto in guerra». Nelle scorse settimane lo Stato Maggiore dell’Esercito ha inviato una nota a tutti i Comuni italiani in cui chiede la concessione della cittadinanza onoraria per il Milite Ignoto in occasione del centesimo anniversario dalla sua deposizione. Tale richiesta è stata ovviamente inviata anche al Comune di Trento e in questi giorni è stata sollecitata con forza, soprattutto a seguito della concessione già avvenuta da parte del Comune di Trieste ("Trento e Trieste"...).

A nome della Sezione di Trento del Partito Autonomista ho scritto in merito al nostro Sindaco, che sono certo capirà la nostra posizione di ferma contrarietà e confido la farà propria. Non vi è nulla da eccepire che un soldato senza nome possa accomunare i morti dimenticati della Prima Guerra mondiale. Ma dovrebbero essere ricordati tutti, compresi i quasi 12.000 trentini, circa 1000 solamente della città di Trento, (sui 60.000 richiamati) la cui memoria è stata tramandata nell’intimità della famiglia in quanto non era consentito ricordarli né con monumenti, né con momenti pubblici dato che erano “rei” di aver vestito l’uniforme austro-ungarica, quella del loro Paese all'epoca.

Ma così non è.

E infatti, nel sito del Ministero della Difesa, nella sezione Onor Caduti, si legge: “Quel giorno, 4 novembre 1921, il ‘Soldato Ignoto’ diventava il simbolo dei 650.000 caduti della Grande Guerra e di tutti coloro che si erano sacrificati per amor di Patria.”

Numero dal quale i trentini risultano inesorabilmente esclusi.

Non posso e non possiamo sostenere un'iniziativa che non tiene conto delle peculiarità del percorso storico della nostra terra. Né tantomeno che metta per l'ennesima volta in ombra la memoria dei nostri nonni e bisnonni.