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intervento del Landeskommandant:
Questo castello rappresenta un po’ quello che è sempre stata la nostra terra, come vedete ha le Finestre rivolte sia a nord che a sud, servivano per osservare ed accogliere chi veniva da entrambe le parti, come se il castello fosse un punto di incontro. Così la nostra terra guardava verso nord per usi, commercio, costumi, istituzioni, ma essendo una terra di confine, guardava anche verso sud per allacciare rapporti sia di commercio che di dialettica con i vicini. Ricordiamo che anche Andreas Hofer senti il bisogno di imparare l’italiano, al passo Ballino, per essere in grado di capire e lavorare con le terre a sud del confine.
Così come il castello ospitava i viandanti provenienti da entrambe le direzioni, anche la nostra terra ospitava persone di diversa origine, di diversa lingua, di diverse tradizioni assicurando contemporaneamente quel clima di accoglienza e convivenza che ci ha contraddistinto per centinaia d’anni.
Il sud Tirolo di lingua italiana, ora Trentino, lo potremmo definire anche come la “terra di mezzo”, la terra fra due mondi diversi, dove due grandi culture, quella tedesca e quella mediterranea si incontravano, si mescolavano e quando due grandi culture si incontrano, normalmente di esse resta il meglio, possiamo dire, senza esagerare, che è la parte più bella del Tirolo storico. Qui vi erano una varietà di lingue, provenienze, usi e costumi che in nessuna altra parte del Tirolo storico le possiamo trovare, eppure si riusciva a vivere assieme ed a rispettarsi.
Purtroppo dopo la fine della prima guerra mondiale la politica di italianizzazione condotta dai governarti di allora e di adesso portò alla cancellazione di quella parte di cultura del mondo tedesco che avevamo, e il vuoto che si creò fu riempito dalla parte peggiore della cultura italiana, in quanto il meglio lo avevamo già. Fu cancellata anche quella antica tradizione del rispetto degli uni verso gli altri, furono create frontiere, creato il culto della diversità in nome del nazionalismo.
In questi 30 anni la Federazione assieme a tutte le compagnie che man mano si sono formate grazie a tante persone piene di coraggio, anche con l'aiuto di molte sostenitori, ha contribuito ad aprire, quel velo che era stato calato sulla nostra storia, che nascondeva le nostre radici, le abbiamo riscoperte e fatte conoscere a tutto il mondo. Non è stato facile e non lo è tuttora. Ancora adesso troppe persone vedono il nostro passato come un pericolo.
Ma ora dobbiamo fare un passo in avanti, lo dobbiamo a tutti quelli che hanno sofferto nelle guerre del secolo scorso, il secolo breve.
Cancellare il passato non si può, ma bisogna conoscerlo per evitare di ripetere gli stessi errori. Anche ritornare alla situazione precedente non si può, il mondo nel frattempo è cambiato mille volte, cambia alla velocità della luce. Ma una cosa la possiamo fare, lavorare per riconquistare quel ruolo che abbiamo avuto per centinaia d’anni, il ruolo di terra di incontro e convivenza, dove persone di diverse culture possono convivere in pace e prosperare, potremmo essere il primo esempio di regione europea, a disdetta delle frontiere create, dove le persone sono messe al centro e dimostrare che quel mondo di convivenza e rispetto reciproco è ancora possibile a dispetto del nazionalismo presente in tanti stati.
Un esempio è la richiesta della doppia cittadinanza, che “dovrebbe essere un’occasione storica per l’Europa, l’occasione per consegnare finalmente alla storia i confini che secoli di guerre hanno disegnato sul nostro continente dividendo popoli e nazioni”*, invece è solo fonti di polemiche e tensioni fra stati.
Se veramente desideriamo la pace dovremmo prima o poi “superare quella vecchia idea di cittadinanza come relazione esclusiva tra un uomo ed un solo stato”*. Dobbiamo aprire la strada alla cittadinanza europea. La risposta sbagliata a questa esigenza è il protezionismo politico e nazionalistico.
Ricordiamo che grazie all'Unione europea già tutti i cittadini degli stati membri possono partecipare alle elezioni del parlamento europeo indipendentemente dallo stato in cui si trovano. Ricordiamo anche che l’identità comune Europea si costruisce sulle differenze e sull'accettazione del diritto ad esistere di ogni cultura ed identità, indipendentemente dei confini che la storia ha disegnato attorno alle persone.
Noi ed i popoli europei dobbiamo aprire lo sguardo verso sud e verso nord come si è fatto in questo castello e come si è sempre fatto nella nostra terra.
Grazie. S.H.
* Gio Paolo Baglioni, rappresentante Alleanza Libera Europea