Parliamo ancora di internati. Un’altro singolare fatto sconosciuto ai più che coinvolse in maniera dolorosa  molti nostri internati nel regno italico, furono le pesanti sanzioni inflitte come conseguenza “punitiva” all’inoltro delle  petizioni per il rimpatrio in Tirolo.

In seguito alla  rotta di Caporetto e all’avanzata delle truppe austriache, che finalmente avevano scacciato l’invasore dalle terre del Tirolo portando la linea del fronte al Piave, al Monte Grappa e alle estreme pendici meridionali dell’altopiano di Asiago, moltissime petizioni furono spedite al consolato spagnolo (che tutelava gli interessi degli Asburgo in Italia) il quale le consegnò poi al governo italiano.

In tutte le petizioni, una vera valanga, si richiedeva una cosa soltanto:  di poter subito rientrare nei nostri paesi, che finalmente erano ritornati “sotto l’aulico dominio del nostro Imperatore e non erano più teatro di guerra!!”  In alcune colonie firmò addirittura il 100% degli internati.

Questo fatto sconvolse non poco la politica italiana: era evidente che in tre anni di internamento delle nostre genti in Italia, nella quasi totalità degli animi, non era nato alcun sentimento di italianità degno di nota che avesse potuto allontanare i tirolesi dalla loro fedeltà alla casa d’Austria. Se  questa massiccia richiesta di rimpatrio fosse divenuta notizia di pubblico dominio, avrebbe testimoniato la chiara  scelta di campo della popolazione a favore dell’Austria:  un fatto tanto più dannoso nella prospettiva di possibili plebisciti connessi ad un futuro eventuale congresso di pace.

Naturalmente tutto venne tacitato e gelosamente nascosto. Per maggior sicurezza,  i primi firmatari delle petizioni o chi ne era stato il promotore, dovette fare i conti con la giustizia italiana  e fu mandato al confino in sperduti paesini siciliani oppure,  peggio ancora,  sulle tristemente note isole di Ponza, Lipari e Ventotene.   Ad esempio Caterina Voltolini, redattrice della petizione degli ospiti del campo di Osimo,  fu internata a Ventotene, mentre Valentino Busana di Castello Tesino,  che presentò la petizione alla colonia di Vergato dove era rinchiuso, fu internato a Lipari

Non c’è di certo da stupirsi di questa risposta delle autorità italiane, perfettamente in linea con l’atteggiamento da sempre tenuto con chi era considerato in odore di Austriacantismo.


Gentilmente concesso da Massimo Pasqualini

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