Roveredo


Compagnia Schützen “Giuseppe Maria Fedrigoni” Roveredo.

Per la sua natura di corridoio di collegamento tra il mondo germanico e le città d’Italia, la Vallagarina ha sempre rivestito un ruolo di somma importanza nella storia del Tirolo. Fu lungo la via dell’Adige che transitarono numerosi imperatori di Germania per essere incoronati dal Papa, e fu in questo territorio che avvennero le principali battaglie dei tirolesi contro i loro nemici, prima fra tutte quella di Calliano, del 10 agosto 1487, vinta contro i veneziani.

Quando l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, nel 1509, liberò le terre del Tirolo meridionale occupate per quasi un secolo dalla Serenissima, Rovereto scelse di “darsi” all’imperatore[1]. Fu proprio Massimiliano a conferire a Rovereto il titolo di città e ad elevarla, assieme al suo distretto, a Signoria diretta dell’imperatore.

Con il Landlibell del 1511 ogni dominio del Principato Vescovile doveva concorrere a fornire una quota d’armati o l’equivalente in denaro. Rovereto, in virtù dei precedenti privilegi confermati, poteva ritenersi esente da tali obblighi, tuttavia concorse sempre, riservandosi però il diritto di non vedersi apporre alcuna variazione agli statuti che la governavano[2].

Negli anni successivi troviamo sporadiche notizie sugli Schützen lagarini, che secondo le disposizioni dei vari ordinamenti militari emanati, dovevano tenere delle regolari esercitazioni di tiro, le “mostre” [3]. Considerata zona soggetta a potenziale pericolo di invasione, Rovereto doveva mobilitare, secondo l’ordinamento di Massimilaino III del 1605, un numero di uomini variabile da un minimo di 180 per il primo contingente, a un massimo di 360 per il terzo. Analogamente, il numero di uomini da mobilitare per l’intero distretto della Vallagarina, variava da 595 a 1.197, rispettivamente[4]. Il deposito delle armi per il distretto della Vallagarina era situato presso castel Beseno[5].

La preoccupante crisi politica, che si ebbe nel 1615 tra l’Impero e la Serenissima, destò molto allarme nel Tirolo, ma alla fine non degenerò in un conflitto. Non fu così un secolo dopo, quando la Vallagarina fu interessata dalle guerre di successione al trono di Spagna. Nel 1701 arrivò in valle l’esercito imperiale guidato dal principe Eugenio di Savoia, un corpo di 32.000 uomini che attraverso i Lessini aggirò l’armata francese, stanziata a Rivoli, sconfiggendola in seguito. Ciò fu possibile solo attraverso l’aiuto dei valligiani che in meno di un mese ricavarono nell’aspra Val Fredda e nella scoscesa Borcola le strade per la manovra di aggiramento. In quelle operazioni furono mobilitati anche gli Schützen di Ala, inviati a Borghetto a presidio del confine. La compagnia dei bersaglieri alensi contava 42 uomini così ripartiti: 2 caporali, un sottocaporale e 39 bersaglieri[6].

Due anni dopo, riorganizzata la loro armata e posta agli ordini del duca di Vendôme, i francesi invasero il Tirolo meridionale, aiutati dai bavaresi che penetrarono nella regione da nord, attraverso la valle dell’Inn. Rovereto fece tutto ciò che era nelle sue possibilità, mobilitando i propri bersaglieri che furono schierati sulle pendici del monte Baldo in corrispondenza dei principali passaggi[7]. Le truppe francesi, in forze soverchianti, costrinsero quelle imperiali del generale Waubon a ritirarsi sulla sponda sinistra dell’Adige, frapponendo il fiume fra loro e l’armata di Vendôme; furono distrutte barche e zattere, al fine di ostacolare il più possibile l’attraversamento del fiume da parte dei francesi. Vendôme proseguì la sua marcia, devastando campagne, distruggendo castelli e incendiando i paesi che trovava lungo il suo cammino, e questo per rappresaglia nei confronti dello stillicidio continuo dei suoi uomini, condotto dagli Schützen locali che rimasero a combattere con le proprie forze. Giunte sulla sponda destra dell’Adige, le truppe del Vendôme saccheggiarono e devastarono i paesi limitrofi e, alla vista di Isera in fiamme, i roveretani sulla sponda opposta del fiume si votarono a Maria Ausiliatrice per scongiurare la rovina della loro città da parte dei francesi. Era il 5 agosto e da allora i roveretani osservano in tale data il loro voto di devozione.

Meno di un secolo dopo la Vallagarina fu invasa nuovamente dai francesi, questa volta guidati dal giovane Napoleone Bonaparte. Non pochi furono i roveretani e i lagarini che si distinsero nelle prime due invasioni francesi del Tirolo, del 1796 e 1797. Il Cerbiolo, come il Mossan e Calliano furono teatro di accese battaglie tra gli Schützen e le truppe di Napoleone. La compagnia roveretana del capitano Francesco de Rosmini, fu impegnata a presidiare i confini in val di Ledro e sul Baldo, dove si scontrò con le truppe francesi. Altra compagnia fu quella dello Stand cittadino, agli ordini del capitano conte Giovanni Giacomo de Graff, nella quale militò anche il caporale Bernardino Dal Ponte del Lomaso, protagonista qualche anno dopo nell’insurrezione hoferiana.

Altre ancora furono quelle dei capitani Andreotti, Fedrigoni, Garzetta e Fiumi, che dopo la sfortunata battaglia di Rivoli (16 gennaio 1797) coprirono la ritirata verso nord dell’esercito imperiale[8]. Proprio la compagnia del capitano Giacomo Fiumi combatté a Rivoli in linea con i reparti dell’esercito regolare, riportando sensibili perdite. All’indomani di quello scontro, il generale francese Joubert, nel tentativo di scoraggiare la resistenza degli Schützen, emise un «Avvertimento ai tirolesi», promettendo le pene più estreme per i bersaglieri trovati con le armi in pugno. Gli rispose significativamente il capitano Fedrigoni, che in quel periodo divenne comandante di divisione, ricordando all’ufficiale francese che gli Schützen combattevano per la libertà della loro terra esattamente come i soldati francesi combattevano per «L’asserta introduzione di Libertà ed Eguaglianza»[9].

L’impegno e la dedizione degli sizzeri roveretani fu riconosciuto con 6 grandi medaglie e 29 piccole. Inoltre, la compagnia dello Stand cittadino ricevette la medaglia per la bandiera[10].

Nel 1809, quando la regione si sollevò in massa contro i franco-bavaresi, la Vallagarina fu il principale teatro delle incursioni degli eserciti napoleonici. Qui, il 24 aprile, avvenne la battaglia di Volano con i concomitanti scontri a Mori, principale episodio della prima fase della sollevazione nel Tirolo italiano. Sempre in Vallagarina, a Serravalle, vi fu lo scontro il 29 agosto tra i tirolesi guidati da Bernardino Dal Ponte e le truppe francesi del generale Dazmair il quale, sconfitto, per poco non cadde prigioniero dei sollevati. Ad Ala invece il capitano Dalponte, giunto per presidiare i confini con un gruppo di compagnie, si autoproclamò, il 16 settembre, comandante in carica per il Tirolo meridionale, subendo in seguito le conseguenze per la sua iniziativa. Sempre il paese della Bassa Vallagarina accolse Andreas Hofer nell’ultima notte che trascorse nel Tirolo, in viaggio verso Mantova dove lo attendeva la morte.

Dopo il periodo napoleonico e per tutto il corso dell’Ottocento vi furono non poche riforme militari: le compagnie Schützen non vennero più ricostituite, ma di loro rimasero le società di tiro a segno dei bersagli. Le prime disposizioni furono pertanto orientate ad incentivare la diffusione dei casini di bersaglio per l’addestramento dei tiratori. Lo “Stand di Rovereto” fornì, ancora nel 1815, gli elementi abili al tiro per la guardia civica cittadina[11], la quale non aveva uniforme, ma portava una coccarda verde e bianca. Nella prima metà dell’Ottocento, erano presenti a Rovereto quattro tiri privati; il tiro a segno, inoltre, veniva esercitato anche nei locali della birreria Faccenda e nel giardino della birreria Glira[12].

Tutti i poligoni erano attrezzati soltanto per il tiro alla corta distanza, per questo, quando vennero introdotte le nuove armi a retrocarica e le conseguenti disposizioni sui casini di bersaglio, Rovereto si trovò totalmente sprovvista di una struttura adeguata. Negli anni ’70 dell’Ottocento l’Imperial Regio Casino di Bersaglio di Rovereto svolgeva le proprie attività presso la struttura del vicino comune di Sacco, inadeguata alle esigenze perchè mancante del tiro alla lunga distanza. Il direttore della società, il conte Filippo Bossi Fedrigotti, si prodigò in continuazione per erigere in città un bersaglio corrispondente alle nuove esigenze, trovando tuttavia ostacoli insormontabili o per l’eccessivo prezzo richiesto per l’acquisizione del terreno e la sua messa in sicurezza, oppure per la vicinanza del poligono a strade di alta percorrenza e terreni ed ambienti particolarmente frequentati.

Un altro illustre concittadino roveretano, il conte Guglielmo Bossi Fedrigotti di Sacco, in quegli anni divenne Landeshauptmann del Tirolo e comandante supremo di tutti gli Schützen della regione.

Nel 1892 i bersaglieri roveretani riuscirono ad ottenere il loro casino di bersaglio: la società dei tiratori, ricostituita da pochi anni, accettò l’ipotesi di un poligono la cui collocazione fosse più distante dalla città, bersaglio che venne eretto in località alla Bertolda, sulle falde del Monte Pipel[13].

La distribuzione omogenea dei casini di bersaglio sul territorio, al fine di incentivare e mantenere la pratica del tiro al bersaglio nella popolazione, trovò la sua maggiore applicazione nei decenni tra la fine dell’Ottocento e lo scoppio del primo conflitto mondiale. Sorsero così un po’ a macchia in tutto il Trentino numerosi poligoni, diretti dalle rispettive Società Casino di Bersaglio. Nella Bassa Vallagarina vi erano: il Casino distrettuale di Bersaglio “Francesco Giuseppe I” di Ala[14], solennemente inaugurato nel 1884 in occasione dei festeggiamenti per il 54° compleanno dell’imperatore, quellodi Brentonico i cui ruderi sono tuttoggi presenti, quello di Mori, inaugurato nel 1881 e intitolato al principe Rodolfo, e quello di Lizzana, intitolato al principe Carlo d’Asburgo. Primo iscritto di quest’ultima Compagnia era don Giobatta Panizza, uno dei padri del cooperativismo trentino, deputato sia alla Dieta di Innsbruck che al parlamento di Vienna.

La pratica del tiro al bersaglio aveva trovato ampia diffusione e consenso non solo nella bassa valle: vi erano poligoni a Trambileno, eretto nel 1913, in Vallarsa e a Nomi, entrambi dedicati all’arciduca Alberto, e infine ad Aldeno.

Nel 1909, nel corso delle grandi manifestazioni per il centenario hoferiano,  gli Schützen lagarini sfilarono ad Innsbruck con quelli dell’Alto Garda e delle Giudicarie nel quinto gruppo; in testa la banda di Nomi e i tiratori dell’omonimo Bersaglio, seguiti da quelli di Rovereto, Lizzana, Vallarsa, Roncone, Folgaria, Brentonico, Stenico, Pinzolo, Turano, Riva, Arco, Pieve di Ledro e Tiarno, e i “Veteranen” di Rovereto, Ala, Riva, Arco, Folgaria, Roncone e Condino. La popolarità del tiro al bersaglio crebbe continuamente fino allo scoppio del primo conflitto mondiale: nel 1908 si era da poco costituita una società di bersaglieri a Piazza di Terragnolo, mentre nel 1911 si era fondata tra gli abitanti di Serravalle e quelli di Santa Margherita la Società Veterani Militari Tiratori, forte di 70 soci, intenzionata anch’essa a realizzare un proprio casino di bersaglio.

Con la dichiarazione di guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria, il 23 maggio 1915, e la conseguente mobilitazione degli Standschützen, anche i bersaglieri immatricolati della Vallagarina intervennero per opporsi all’invasore. Erano sei le Compagnie di Standschützen della valle mobilitate allo scoppio del conflitto: Ala-Pilcante, Borghetto, Brentonico, Nomi, Trambileno e Vallarsa.

Gli Standschützen di Ala e Borghetto, assieme alla locale Gendarmeria (circa 170 uomini in tutto), si opposero, il 27 maggio 1915, all’avanzata di tre battaglioni dell’esercito italiano, arrestandoli per un intera giornata  e costringendo le truppe guidate dal generale Antonio Cantore a dover far intervenire l’artiglieria per avere la meglio su pochi tirolesi per di più male armati. Le compagnie Standschützen di Ala e Borghetto ebbero una trentina di perdite tra morti e prigionieri. Durante gli scontri cadde il sottufficiale Augusto Gnesetti di Vezzano, mentre Emilio Marani di Ala, ferito, fu fatto prigioniero e morì qualche giorno dopo. Similmente, le compagnie Standschützen di Trambileno e Vallarsa fronteggiarono l’avanzata italiana lungo l’omonima valle, rallentandone sensibilmente le operazioni. Nell’ottobre 1915 ciò che rimaneva di queste quattro compagnie lagarine venne raccorpato nella “Standschützen Kompanie Vallarsa-Trambileno-Ala-Borghetto”, la cui consistenza oscillava tra i 200 e i 300 uomini. La compagnia partecipò all’offensiva degli altipiani nel maggio 1916, contribuendo alla liberazione di Mori, e poi fu assegnata al settore delle Giudicarie, con compiti di trasporto di viveri e materiali ai presidi in quota.

Le compagnie Standschützen di Brentonico e di Nomi, invece, dopo aver condotto lavori di sistemazione della linea difensiva, furono unite nel dicembre 1915 e mandate prima sul Dosso di Costalta (Pinè) e poi a Vezzano. Nell’estate 1918 tutte queste compagnie furono raccorpate assieme ad altre formazioni nel IV Battaglione Standschützen Trento.

Il primo dopoguerra, con il suo feroce nazionalismo, fece di tutto per sopprimere l’identità tirolese del territorio, ma non spense il ricordo dell’Austria. Gli abitanti di Mori furono presi ad esempio, nel 1946, da un cronista svizzero per illustrare la situazione politica del Trentino[15]. Proprio a Mori, il 21 settembre 1947, una manifestazione dell’ASAR fu interessata da scontri “pilotati” appositamente da chi voleva mettere in cattiva luce quel grande movimento popolare[16].

Nei decenni successivi, fino ad arrivare ai giorni nostri, man mano che il muro di silenzio calato sopra la storia tirolese del Trentino ha cominciato a mostrare le prime profonde fenditure, ha preso corpo anche in Vallagarina la voglia di riscoprire le proprie radici.

Il 29 agosto 1999 gli sizzeri roveretani, eredi della memoria tirolese dell’intera Vallagarina, si sono rifondati come Compagnia, dopo aver ripristinato, il 5 agosto dell’anno precedente, quel profondo vincolo che li ha legati a Maria Hilf, dai tempi dell’invasione francese del generale Vendôme.

La Schützenkompanie Roveredo è intitolata al “Major Giuseppe Maria Fedrigoni”, nato a Rovereto nel 1765, la cui famiglia era proprietaria della vecchia cartiera di San Colombano, uno dei principali protagonisti nelle battaglie contro gli eserciti di Napoleone.

Anno dopo anno, iniziativa dopo iniziativa, la Compagnia si è guadagnata la piena stima di tutta la cittadinanza di Rovereto. Dal primo capitano Carlo Piazza, ai suoi successori Francesco Pizzini ed Enzo Cestari, gli Schützen di Rovereto hanno dimostrato nei risultati il loro continuo impegno per il recupero della storia e delle tradizioni locali.

Nel giugno 2003, gli sizzeri della città della quercia hanno voluto ricordare il capitano dei Kaiserjäger Giovanni Conzatti, ultimo difensore del Dente Austriaco del Pasubio, e con lui tutti i caduti trentini che combatterono nelle file dell’esercito austro-ungarico, con una lapide affissa sulla facciata della casa natale di Sacco.

Un altro significativo recupero della memoria, che la Schützenkompanie Roveredo ha condotto in questi anni di attività, riguarda la ricerca: “La memoria negata. L’oblio dei caduti austro-ungarici Roveretani”presentata alla cittadinanza il 19 dicembre 2008. A novant’anni di distanza dalla fine della prima guerra mondiale, gli Schützen di Rovereto hanno voluto ricordare l’esperienza dei caduti trentini con la divisa austro-ungarica, la cui memoria, attende ancora un giusto riconoscimento. A tutt’oggi, infatti, in città non esiste per quei caduti un monumento, una lapide che ne ricordi il sacrificio. Gli Schützen hanno voluto rendere così omaggio a quei figli di Rovereto rimossi dalla storia e dal ricordo dei loro concittadini, riportandone i loro nominativi, suddivisi per le frazioni della città. Il volume presenta anche lo studio della mistificazione della storia, condotta attraverso l’erezione delle molteplici lapidi che addobbano numerosi ambienti di Rovereto.

L’attività degli sizzeri è stata particolarmente intensa in occasione del 200° anniversario dell’insurrezione tirolese guidata da Andreas Hofer; la Compagnia è stata Ehrenkompanie sia nella cerimonia tenutasi al santuario di San Romedio che a Fiavè, in occasione della seconda parte della cerimonia di intitolazione della piazza di Ballino all’oste della Passiria.

Il 26 settembre 2009, nel corso della festa del 10° anniversario di rifondazione, la Schützenkompanie Roveredo ha voluto ricordare i caduti di Mori del 24 aprile 1809, con una cerimonia e la posa di una lapide in piazza Cal di Ponte. Quest’ultima iniziativa ha contribuito a tracciare legami e reti di solidarietà anche oltre i confini regionali. Agli Schützen, e alla municipalità di Mori, sono infatti arrivati i ringraziamenti dell’amministrazione di Forni di Sotto, paese della Carnia dal quale proveniva una delle vittime, per aver ricordato il proprio concittadino caduto in tragiche circostanze.

Esattamente un anno dopo, il 25 e 26 settembre 2010, la Compagnia è stata promotrice assieme al Comune di Volano e alle associazioni “La Torre” e “I Recuperanti” del convegno “Insorgenti per la fede”, e con l’erezione di un cippo ha voluto ricordare la battaglia che il 24 aprile 1809 si tenne presso il paese lagarino.

Infine, nel 2011, la Schützenkompanie Roveredo ha dato alle stampe il volume “La tradizione degli la Schützen nella Vallagarina”, frutto di anni di ricerche negli archivi regionali e di Innsbruck, ed è stata co-promotrice della pubblicazione del volume “La Battaglia di Volano e gli Atti del Convegno Hofer, Lanz, Negrelli Insorgenti per la Fede”.

Ogni annata che la Compagnia Schützen “G.M. Fedrigoni” Roveredo ha trascorso dalla sua rifondazione, è sempre stata contraddistinta dalla cospicua partecipazione a commemorazioni e raduni, feste di rifondazione e attività delle altre compagnie di tutto il Tirolo, sempre vicini alla gemella Schützenkompanie Kufstein. Dal 5 agosto 1998, anno dopo anno, gli Schützen hanno rinnovato con la città di Rovereto il voto a Maria Hilf, hanno ricordato soci e amici scomparsi, sono sempre stati presenti a iniziative sociali, come la distribuzione in beneficenza di vin brulè e castagne al fine di raccogliere fondi per i bisognosi della città.

Ogni anno, nelle settimane vicine alla Pasqua, gli sizzeri fanno visita alla casa di riposo di Avio, festeggiando gli anziani che in quel periodo compiono gli anni.

Infine, va ricordato l’impegno nel garantire l’apertura della sede sociale tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12, facendo di questo luogo un ritrovo sentito non soltanto dagli Schützen, ma anche da tanti amici e concittadini.

La Compagnia si riunisce ogni primo giovedì del mese, alle ore 20.30, presso la sede di piazza Nazario Sauro n.10 a Rovereto.


[1] Perini A., Statistica del Trentino, Tipografia Perini, Trento, 1852, Vol. I, pp. 80-81.

[2] Zotti R., Storia della Valle Lagarina, Tipografia Monauni, Trento, 1862, ristampa anastatica, Forni editore, Bologna, 1969, Vol. II, pp. 33, 43, 80.

[3] Zotti R., Storia della Valle Lagarina, cit., Vol. II, pp. 104, 111.

[4] Girardi S., Storia del Tirolo dal 1300 al 1918. La Confederazione del Tirolo, Associazione culturale «Vecchio Tirolo», Mezzocorona, 1984, pp. 257-266.

[5] Egg E., La tradizione degli Schützen nel Tirolo di lingua italiana, Schützenkompanie “Major Enrico Tonelli” Vezzano, Grafiche Futura, Mattarello (TN), 2000, pp. 10-12.

[6] Ischia M., La tradizione degli Schützen nella Vallagarina, Schützenkompanie Roveredo Major G.M. Fedrigoni, Centro Stampa e Duplicazione Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, 2010, pp. 65-67.

[7] Egg E., La tradizione degli Schützen nel Tirolo di lingua italiana, cit., p. 15.

[8] Egg E., La tradizione degli Schützen nel Tirolo di lingua italiana, cit., p. 21.

[9] Ischia M., La tradizione degli Schützen nella Vallagarina, cit., pp. 95-98.

[10] Ischia M., La tradizione degli Schützen nella Vallagarina, cit., pp. 105-108.

[11] Chini G., La Guardia Civica di Rovereto nel 1815, Estratto dal “Messaggero”, Rovereto, Tipografia Economica, 1909, p. 5.

[12]A.A.V.V., Rovereto. L’attività di tiro al bersaglio tra l’800 e il ‘900, Museo storico italiano della guerra, Rovereto, 1995, p. 10.

[13] Ischia M., La tradizione degli Schützen nella Vallagarina, cit., pp. 151-162.

[14] Baroni M., Il Bersaglio Francesco Giuseppe I in Ala, In: «I quattro Vicariati», anno 52, n. 103, giugno 2008, pp. 83-116; Archivio Storico del Comune di Ala - Biblioteca Comunale di Ala, Faldone “Bersaglio”.

[15] Baratter L., Storia dell’ASAR. Associazione studi autonomistici regionali 1945-1948, Egon Editore, 2009, pp. 70-71. Si vedano anche le “manifestazioni separatiste in Trentino”, dalla relazione del prefetto di Trento al Ministro dell’Interno, del 20 febbraio 1946, in: Bressan S., Autonomia: storia e cultura. Volume secondo, Curcu & Genovese, Trento, seconda edizione 2000, pp 503-504.

[16] Baratter L., Storia dell’ASAR, cit., pp. 179-193.

Giunta dei Comandanti

Enzo

Cestari                                                  

Capitano

Contatto

Federico

Masera

Tenente (vice)

info_roveredo@pec.it 

Giorgio

Benoni

Segretario

Giampaolo

Piffer

Tenente alla bandiera

Graziano

Comper

Alfiere

Sandro

Dallaserra

Istruttore

GALLERIA FOTO

Alcune foto della Compagnia

LA BANDIERA